“Sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti. Antonio Gramsci, Scritti Giovanili.”
La voce anziana di Pinotti Avio, nome di battaglia Atos, introduce con queste parole la canzone “I ribelli della montagna” dei Modena City Ramblers (dall’album “Appunti partigiani” del 2005). Immagino che per molti dei giovani ascoltatori dei MCR questa sia stata la prima (e forse unica) occasione per entrare in contatto con Antonio Gramsci. E, come è successo anche a me, hanno probabilmente riferito erroneamente quella frase di Gramsci al contesto delle lotte partigiane contro i nazi-fascisti. E’ un errore in cui si cade facilmente. Ma Gramsci è morto nel 1937 e quella frase, parte di un articolo di giornale, è del 1917. Gramsci la pronuncia dunque in un contesto diverso e con un intento diverso. Certo, l’articolo del 1917 è un’esortazione forte a prendere posizione, a non essere spettatori passivi della storia. E dunque si adatta particolarmente bene al contesto delle scelte laceranti della Resistenza: da una parte o dall’altra. Ma come sempre ridurre il pensiero complesso ed articolato ad uno slogan è alquanto rischioso.
“Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel (vedi) che «vivere vuol dire essere partigiani». Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.”L’articolo inizia così. E termina, appunto:
“Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."(qui il testo completo: vedi).
Quando Gramsci scrive questo articolo per La Città futura, numero unico di propaganda della Federazione giovanile socialista piemontese, uscito l’11 febbraio 1917, ha 26 anni. E’ iscritto al Partito Socialista dal 1913 e contesta duramente la linea “riformista”. Lui è per la lotta di classe, per la rivoluzione. [...] Capovolgendo il punto di vista usuale Gramsci evidenzia il ruolo che l’indifferenza ha nella storia continua a leggetìre su: La citta delle frottole Q5 I ribelli della montagna e il santino della resistenza
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