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Visualizzazione dei post da ottobre, 2018

MED3 Una lunga e travagliata storia geologica

da prof. G. Bavestrello (UnivPM – Dip.to di Scienze del Mare Biodiversità marina tropicale... ) La formazione geologica del Mediterraneo ha origini antichissime ed è il risultato di un’evoluzione piuttosto complessa. Per comprendere quanto è accaduto dobbiamo rifarci a circa 230 milioni di anni fa, quando tutte le terre emerse erano riunite in un unico continente,  Pangea , ed esisteva un solo vastissimo oceano denominato  Panthalassa . Questo presentava già allora un grande golfo equatoriale con acque relativamente poco profonde e ricco di vita:  Tetide . Secondo le ormai note teorie della  deriva dei continenti  e della  tettonica a placche , Pangea si separò in due grandi blocchi continentali:  Laurasia  a Nord, comprendente l’America settentrionale l’Europa e l’Asia, e  Gondwana  a Sud comprendente l'America meridionale, Africa, Oceania e Antartide. Tetide si espanse e questi due grandi blocchi continuarono a frammentarsi ed allontanarsi fino a formare gli attuali continenti

MED2 Il ciclo delle acque

Il mar Mediterraneo è un bacino semichiuso con una forte evaporazione e un ridotto apporto di acque dolci fluviali, apporto influenzato da attività umane (dighe e sbarramenti). Nei mesi estivi l'evaporazione è relativamente ridotta a causa dei venti non eccessivamente frequenti, al contrario nei mesi invernali l'evaporazione è molto elevata a della prevalenza di venti secchi di origine continentale ( Bora ,  Maestrale ,  Vardarac ,  Scirocco  e  Meltemi ). Nel Mediterraneo dunque l'evaporazione supera le precipitazioni e l'apporto dei corsi d'acqua: il mare è quindi un 'bacino di concentrazione' con un deficit stimato di acqua dolce di circa 2.500 km³   annui (EEA, 1999), per questo motivo il mare è mediamente più salato dell'Oceano Atlantico Il ruolo svolto dallo stretto di Gibilterra è fondamentale per la sopravvivenza delle forme di vita del Mar Mediterraneo: anche se la sua estensione e la sua profondità sono limitate, il continuo apporto di

MED1 Caratterisiche fisiche

Il mar Mediterraneo, caratteristiche fisiche (da da Agenzia Europea per l'Ambiente, Il Mediterraneo ) Superficie approssimativa: 2,51 milioni di km² . Ha uno sviluppo massimo lungo i paralleli di circa 3 700 km;   i suoi confini geografici si   estendono   in longitudine dai 5° Ovest  ai 38° Est e, in latitudine, dai 30° ai 45° Nord Lunghezza totale delle coste: 46 000 km Profondità media: 1 500 m, massima è di 5 270 m presso le coste del Peloponneso.  La salinità varia dal 36,2 al 39‰. Le temperature delle acque oscillano fra i 12 °C – 18 °C nei mesi invernali fino ai 23°C – 30°C nei mesi estivi Le maree sono molto limitate Il Mediterraneo è collegato: a Ovest è collegato all'oceano Atlantico, attraverso lo stretto di Gibilterra . a Est è collegato al  Mar Nero  attraverso il  Bosforo , il mar di Marmara , i Dardanelli .  a Sud-est è collegato al  Mar Rosso  tramite il canale di Suez . Le acque superficiali sono ricambiate ogni 80-90 anni mentre si stima che

MED05 Un mare a rischio

“La Haven era una vera e propria carretta dei mari - accusa Stefano Lenzi del WWF, - una nave di 18 anni quando si sa che una petroliera non può navigare per più di 15. Non a caso Ioannou l’aveva comprata dalla americana Amoco, dopo che questa società aveva deciso di metterla in disarmo. Non solo: prima di finire nel Mar Ligure la Haven durante la guerra del Golfo aveva preso un paio di siluri nello scafo”. Al largo delle coste della Galizia, il 19 novembre 2002, la petroliera Prestige ha sversato 64.000 tonnellate di petrolio (il 60% per cento in più di quanto stimato inizialmente), 13.000 tonnellate di petrolio sono ancora depositate nelle stive, mentre tra le 5.000 e le 10.000 tonnellate di petrolio sono state trasportate dalle correnti, e periodicamente finiscono sul litorale. Sono stati quantificati in 5 miliardi di euro i danni all’industria della pesca e ai settori economici ad essa legati, al turismo e all’ambiente lungo i 3.000 chilometri di costa interessati nei dieci

MED6 Il concetto di Mare Nostrum

Il Mediterraneo è stato per più di 800 anni il Mare nostrum dei Romani. La definizione appare per la prima volta, nelle fonti greche e romane, nella prima pagina del quinto libro del De bello gallico di Cesare, quando si parla dei preparativi della spedizione in Britannia. Al principio dell’anno 54 a.C., in vista appunto della seconda campagna in Britannia, Cesare fa costruire un’intera flotta e disegna egli stesso il modello di nave: ha come obiettivo la maggiore rapidità delle operazioni di carico e scarico e perciò concepisce navi più basse «di quelle», scrive, «che siamo soliti usare "in nostro mari"» (5.1.2). È la prima attestazione in assoluto di questa espressione. Essa ricorre, poi, più volte, nella Giugurtina di Sallustio (17.4; 18.5; 18.12)… (Luciano Canfora) Dopo l'espansione ommayyade gli arabi iniziarono a chiamarlo Lago Arabo, ma esso  fu ancora per secoli una grande autostrada, molto più che una frontiera. Venne il tempo delle Crociate, ma è stata la

MED4 Il Mare assediato

La definizione è vecchia di almeno una dozzina d'anni, ma che cosa significa ci aiuta a scoprirlo un famoso articolo di Maria Luisa Gentileschi, docente dell' Università di Cagliari e presidente dell'AIIG Sardegna (Associazione Italiana Insegnanti di Geografia) Il progressivo spostamento della popolazione verso il mare è un fenomeno planetario, ma raramente assume le dimensioni raggiunte nel bacino del Mediterraneo. Su entrambe le rive, nord e sud, il numero degli abitanti è aumentato considerevolmente; i 16 Paesi che vi si affacciano sono passati da un totale di 213 milioni di abitanti negli anni a cavallo del 1950 a oltre 400 milioni Attualmente vivono nella fascia costiera almeno 80 milioni di persone. Sulla riva sud, la crescita demografica esplosiva dei due Paesi più popolosi, l’ Egitto e l’ Algeria, ha portato il primo a raddoppiare la sua popolazione e il secondo quasi a triplicarla, per lo più in aree ristrette, data la larga presenza di pre-deserti e d