Il neorealismo si sviluppò intorno a un circolo di critici cinematografici che ruotavano attorno alla rivista Cinema, fra cui Michelangelo Antonioni, Luchino Visconti, Gianni Puccini, Giuseppe De Santis, e Pietro Ingrao.
Il neorealismo è, senza dubbio, il movimento del cinema italiano che ha conquistato maggiori consensi e maggiore fama in tutto il mondo.
Caratteristiche fondamentali del neorealismo
- Rappresenta la quotidianità nel suo farsi, adottando un taglio tra il reale ed il documentario: il realismo dell'ambientazione ottenuto abbandonando gli studi di posa a favore delle riprese in esterni e girando nei luoghi stessi in cui si svolge l'azione;
- La scarsità di mezzi, la indisponibilità di teatri di posa dopo il 1944 costringe a girare nelle strade e ad ambientare i lungometraggi nei luoghi autentici;
- Spostamento d'accento dal singolo alla collettività, ( narrazione di tipo corale);
- Lucida analisi dei dolorosi scenari evocati e aperta critica verso la crudeltà o l'indifferenza dell'autorità costituita;
- La narrazione di vicende ispirate alla vita quotidiana, ai fatti di cronaca;
- Minuta osservazione della realtà e del comportamento dell’uomo in determinate situazioni storiche e sociali;
- Totale superamento del cinema come puro divertimento.
3. Le radici del neorealismo
Il neorealismo non è tutto il cinema italiano del secondo dopoguerra.[...] Uno dei punti di forza del neorelismo fu la capacità di assimilare, in un clima di frenetico aggiornamento vissuto come reazione al clima di chiusura della cultura ufficiale fascista, nuovi modelli cinematografici e letterari e di adattarli alla realtà italiana.
4. Un'estetica della realtà
L'atto di nascita ufficiale del neorealismo può dirsi costituito dall'uscita di Roma città aperta (1945), girato in condizioni di fortuna (ad esempio, servendosi di pellicola muta e sovente scaduta) tra il '44 e il '45 da Roberto Rossellini La forza d'impatto di Roma, città aperta trovò subito dopo conferma in Paisà (1946) e Germania anno zero (1948), con i quali Rossellini completava una sorta di trilogia della guerra, in Sciuscià (1946) e Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica e in La terra trema (1948) di Luchino Visconti. [...]
Frattanto, la Storia fa il suo corso: le elezioni del '48 segnano la netta sconfitta delle sinistre, ricacciate all'opposizione dopo la parentesi post-resistenziale. Il clima culturale, di conserva, prende a mutare: inizia così il lento, ma inesorabile declino dell'esperienza neorealistica, che produrrà ancora un'estrema fioritura prima di avvizzire.
Instauratosi un governo moderato di impronta filostatunitense, la rottura della solidarietà postbellica diviene definitiva: mentre il grande capitale torna ad affermarsi, venti di conservazione spirano vigorosi sul paese. La politica culturale tende verso un ottimismo di facciata, l'esposizione dei dolori e delle miserie d'un popolo vinto inizia ad esser vista con fastidio dal potere.
Commenti
Posta un commento