Passa ai contenuti principali

Sul Romanticismo

VOCI DEL ROMANTICISMO EUROPEO




1. CASPAR DAVID FRIEDRICH [1830]
Nelle "Osservazioni su una collezione di dipinti di artisti" afferma: 1. il principio dell’arte come espressione del sentimento, della spiritualità; 2. la consacrazione della vita all’arte; 3. il principio dell’originalità; 4. l’idea che l’arte contenga l’infinito; 5. il rapporto privilegiato che l’artista instaura con la natura al fine di assorbirne lo spirito e trasferirlo nel dipinto; 6. la preminenza assoluta al paesaggio.

Il sentimento dell’artista è la sua legge. Il puro sentire non può mai entrare in contrasto con la natura, ma deve armonizzarsi con essa. Il sentimento di un altro non può mai esserci imposto come legge. L’affinità spirituale produce opere simili, ma è ben lontana dall’imitazione. Nonostante tutto quello che si può dire delle opere di uno e nonostante la loro somiglianza con i quadri di un altro, esse sono tuttavia scaturite da lui, e gli appartengono.

2. CHARLES BAUDELAIRE [1846]

Che cos’ è il Romanticismo?
Pochi vorranno oggi attribuire a questo termine un significato reale e positivo; ma
avranno lo stesso l’ardire di affermare che una generazione è pronta a sostenere una battaglia
di lunghi anni per una bandiera che non è un simbolo? Si ripensi agli scontri di
questi ultimi tempi, e.....

IL DIBATTITO TRA CLASSICI E ROMANTICI IN ITALIA


3. MADAME DE STAEL [1816], Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni (testo integrale), «Biblioteca italiana», gennaio 1816.
L’articolo di Madame de Staël venne pubblicato a Milano nel 1816 sulla rivista filo-austriaca «Biblioteca italiana», nella traduzione da Pietro Giordani, ed ebbe il merito di dare vita a un vivace dibattito in Italia tra i difensori del classicismo e i sostenitori del romanticismo.
In queste righe la baronessa esorta i letterati italiani a svecchiare la propria cultura, aprendosi alle nuove poetiche romantiche che stavano sorgendo allora in Europa.

"Dovrebbero a mio avviso gl’italiani tradurre diligentemente assai delle recenti poesie inglese e tedesca, onde mostrare qualche novità a’ loro cittadini, i quali per lo più stanno contenti all’antica mitologia, né pensano che quelle favole sono da un pezzo anticate, anzi il resto d’Europa le ha già abbandonate e dimentiche. Perciò gli intellettuali della bella Italia, se amano di non giacere oziosi....", 
4. G. BERCHET [1816], Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo sul «Cacciatore feroce» e sulla «Eleonora» di Goffredo Augusto Bürger
La Lettera semiseria di Grisostomo è uno dei principali manifesti del romanticismo italiano. In questo passo Berchet distingue nettamente la maniera di far poesia dei classici da quella dei romantici, sostenendo la superiorità di questi ultimi. Gli stessi antichi – secondo Berchet – furono a modo loro dei romantici, perché fecero poesia su temi contemporanei, senza rifarsi alla lezione di coloro che li avevano preceduti.
Alcuni, sperando di riprodurre le bellezze ammirate ne’ Greci e ne’ Romani, ripeterono, e più spesso imitarono modifìcandoli, i costumi, le opinioni, le passioni, la mitologia de’ popoli antichi. [...]. Altri interrogarono direttamente la natura: e la natura non detto loro né pensieri né affetti antichi, ma sentimenti e massime moderne. [...] La poesia de’ primi è classica, quella dei secondi è romantica. Così le chiamarono i dotti d’una parte della Germania....

5. PIETRO GIORDANI [1816] Giordani, risposta all’articolo di Madame de Staël, «Biblioteca italiana», aprile 1816
Giordani prese parte alla polemica tra classicisti e romantici adducendo ragioni patriottiche, difendendo cioè il carattere nazionale della letteratura italiana, ultimo ramo delle letterature classiche, dalla contaminazione con le letterature straniere. 
E della letteratura settentrionale, oltre le ragioni abbiamo pur anche avviso dalla esperienza, che, innestata contro natura alle nostre lettere, ne ha fatto scomparire quel pochissimo che vi rimaneva d’italiano. Ognuno ponga mente come si scriva in Italia, dappoiché vi regna Ossian; dietro cui è venuta numerosa turba di simili traduttori. E bello è che questi appassionati di Milton, o di Klopstok, non conoscono poi Dante, e non conosciuto lo disprezzano: cosa da far molto ridere e gli’inglesi e i tedeschi.

6. L. DI BREME [1816-1818] 

"Che questa penna potesse scrivere delle parole contumeliose..." in Intorno all'ingiustizia di alcuni giudizi letterari italiani  [1816] 
"Il soggetto , la condotta, i costumi  la passione..." e "Impareremo da Greci e da quanti furono grandi nei secoli di poi a non ricopiare" da Il Giaurro [1818]

7. P. BORSIERI [1816] "Dire che i buoni romanzi non sieno utili è un mentire per la gola" in Avventure letterarie di un giorno 


8. E VISCONTI "Alla poesia romantica appartengono tutti i soggetti ricavati dalla storia" in Idee elementari sulla poesia romantica in Il Conciliatore [1818]

9. VINCENZO MONTI [1825] Sermone sulla mitologia, vv. 12-19, 33-37

Monti compose nel 1825 il Sermone sulla mitologia, quando ormai si era spenta la polemica tra classicisti e romantici iniziata nel 1816. Nell’opera, estrema difesa delle ragioni del classicismo contro l’«audace scuola boreal», come poeta definisce la letteratura romantica dei paesi nordici, Monti condanna l’introduzione nelle belle lettere italiane dei nuovi “miti” gotici e orrorosi, che si sono sostituiti alle belle favole antiche.


10. SEBASTIANO TIMPANARO [1965], Introduzione a Classicismo e IIluminismo nell’800 italiano, Pisa, Nistri-Lischi, 1965. 
Secondo Timpanaro, tra Romanticismo e Illuminismo non si trattò dunque di scontro tra opposte posizioni, ma di eredità di uno stesso programma di modernizzazione della cultura italiana, che, iniziato a Milano con la rivista illuminista «Il Caffé», ebbe nella linea romantica del «Conciliatore» la sua naturale prosecuzione. 
Il movimento di idee che riuscì a prevalere nella cultura di primo Ottocento, in Italia come nelle altre nazioni europee, fu il romanticismo. Esso esprimeva le esigenze di una borghesia che intendeva affermarsi come forza preminente nel campo politico e culturale senza però correre di nuovo il rischio di una radicalizzazione giacobina della lotta. L’ideologia più confacente a questo scopo era il cristianesimo illuminato, che conciliasse la tradizione con il progresso. Il movimento romantico ebbe certo, specialmente in Germania, un’ala oscurantista, che mirava a un’impossibile ritorno al Medioevo feudale e teocratico. Ma, come già vide il De Sanctis, questo non fu, tranne un breve periodo iniziale, l'aspetto preminente del romanticismo europeo; meno che mai di quello italiano, che fin dall'inizio assorbì molti valori della civiltà illuministica e sul piano politico si schierò contro l’assolutismo e contro l'Austria.

WALTER BINNI [1963], Classicismo e neoclassicismo nella letteratura del Settecento, Firenze, La Nuova Italia, 1963
Il critico Walter Binni propone nel brano che segue la tesi secondo cui la letteratura classica in Italia fu nutrita da passioni e sentimenti tutti romantici. Le prove più alte del classicismo italiano, lungi dall’essere contrapposte all’arte romantica, ne rappresentano invece la sublimazione degli ideali.


La poesia neoclassica, che in Italia sorge sullo stimolo di un movimento culturale internazionale dovuto alla nuova vitalità romantica, acquista la sua forza maggiore quando si alimenta di sensibilità schiettamente nuova, pur facendosi ad un certo punto, sulla rottura di linee ben definite, momento distinto e contrastante con alcune precise tendenze romantiche. Mosso da una sostanziale fede romantica in un assoluto di bellezza senza tramonto, in una perfezione che sorge sulla coscienza di una caducità dolente che viene ritrovata nelle forme e nei gesti perfetti ed ideali di una rinascita dell’arte antica, ilneoclassicismo vive nella sua punta più alta quando la passione romantica soffonde di calore la impeccabile linearità, e una segreta furia freme nel candore di forze pacate e consolatrici. 








Commenti

Post popolari in questo blog

Cori descrittivi di stati d’animo di Didone, Giuseppe Ungaretti

Da lechat93.wordpress.com [...] un suggestivo viaggio alla scoperta di Giuseppe Ungaretti, quello più complesso e allegorico. Le sue parole dicono sempre di più di quel che sembra, chiaro, l’avevamo capito, ma che potesse arrivare a tanto non l’avrei mai immaginato. Classicità e modernismo, Virgilio e Leopardi, Tasso e Freud.. Che dire..ce ne sarebbero di cose da dire. Forse un giorno (magari a luglio) metterò insieme gli appunti di oggi perché ne vale davvero la pena! Per il momento non posso far altro che riportare le parole di Ungaretti che nascondono così tanti significati e, ancora una volta, essere felice. Perché sarà sciocco ma queste cose mi fanno sentire viva, privilegiata, fortunata e estremamente felice. * dimenticavo.. ecco come Ungaretti parla della sua opera: “Sono 19 cori che vogliono descrivere drammaticamente il distacco  degli ultimi barlumi di giovinezza da una persona, oppure da una  civiltà, poiché anche le civiltà nascono, crescono, declinano e  muoiono. Qu

La bottega dello storico: l'incoronazione di Carlo Magno

Lo Storico è lo scienziato che si occupa  di scrivere la storia degli avvenimenti che hanno coinvolto l’umanità. Come fa? Come lavora uno storico? Innanzitutto va chiarito che lo storico scrive la sua interpretazione dei fatti basandosi sulle fonti storiche. Il procedimento si articola in cinque fasi: Si ricercano le fonti   Si analizzano le fonti e si stabilisce se sono vere o false  Si catalogano documenti e reperti, si determina la loro provenienza e se ne propone una datazione.  Si confrontano le fonti  Si collocano i fatti in ordine cronologico e se ne propone un'interpretazione. raccontano. 25/12/800: L'incoronazione di Carlo Magno, un confronto tra le fonti  a cura di Camilla Galeazzi e Kevin Paoltroni L’evento dell’incoronazione è ampiamente documentato, ma sul modo in cui questa avvenne le fonti presentano per ognuna sfumature e particolarità di notevole interesse. Dell’incoronazione imperiale possediamo sei diversi resoconti. Quattro di

Lezione V: Primi documenti e primi testi in volgare

https://www.raiplay.it/video/2017/03/Il-tempo-e-la-Storia---La-nascita-della-lingua-italiana-del-13032017-a63a8cc8-b540-4a85-876d-d26a4d23afd7.html Tra latino e italiano: i primi documenti in volgare  (da  Luzappy.eu  e altri) La frantumazione politica dell’Impero romano non distrusse la cultura lati­na, intesa qui come lingua quotidiana; aggiunse invece elementi nuovi, per trasformare sempre più, nonostante la volontà frenante della scuola e dei grammatici, il sistema linguistico. Anche i Longobardi furono veicolo di novità, fin quando nel 774 Carlo Magno li sconfisse, per poi rifondare l’impero, volendo ricom­porre l’unità politica, religiosa, culturale (e, perciò, linguistica). Ma una lingua non si impone; il popolo, disperso nelle campagne dei feudatari o accolto nelle corti, continuò a sentire sempre più incomprensibile il latino, che proprio per la riforma carolingia, diventava «altra lingua» rispetto a quella parlata dalle masse ed ormai era soltanto la lingua ufficiale