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Chiesa copta di Roma




I copti sono una minoranza cristiana egiziana in un contesto musulmano. Copto significa egiziano, deriva dall’aggettivo greco "aigyptios" da cui è caduto il prefisso "ai" e "ios" suffisso, rimanendo "Gipt" o "Qipt". Il termine "copto" ha anche un'origine più antica, deriva dalla parola egiziana "Ptah", il nome di un importante divinità faraonica. Il termine "copto" è intimamente legato all’Egitto, perché indica il popolo d'Egitto che erano cristiani prima della conquista arabo-islamica (640 d.C). "Copto" era il nome con cui i musulmani chiamavano gli abitanti dell'Egitto cristiano, poi diventato così sinonimo di cristianesimo egiziano. I copti, in contrasto con gli egiziani musulmani, con orgoglio pensano di essere i veri discendenti degli antichi Egizi dei tempi dei faraoni.

Brevi informazioni sulla Chiesa Copta

La chiesa copta fa riferimento al Patriarcato di Alessandria ed è riconosciuta come chiesa apostolica: secondo la tradizione, fu fondata da San Marco Evangelista durante la sua predicazione tra il 43 e il 48 d.C. Si tratta di una delle chiese che pre-Calcedonia o ortodosse orientali, si è staccato dalla chiesa bizantina e la chiesa di Roma (ancora uno e la chiesa indivisa) durante il Concilio di Calcedonia (451 dC), a causa di una disputa teologica sulla umana e la natura divina di Cristo. Infine, nel 1973 è successo, per la prima volta dopo 451, il riconoscimento reciproco tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Alessandria, in occasione della visita di Papa Shenouda III al Papa Paolo VI a Roma: è stato confermata la fede comune: "una natura del Logos incarnato." 
Spesso i cristiani etiopi ed eritrei sono comunemente chiamati "Copti", perché le loro chiese sono nati sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa copta di Alessandria d'Egitto, ma non sono considerati i copti, perché non sono egiziani. L’uso del termine copto per i non egiziani è comunque improprio, in quanto le Chiese etiope ed eritree, anche se chiese figlie della Chiesa di Alessandria, sono chiese autocefale attualmente (cfr. P. 3). Nel 1959, alla Chiesa ortodossa etiope è stato concesso il suo primo patriarca da papa Cirillo VI di Alessandria. Sin dai tempi antichi avevano sviluppato dimensioni specifiche di spiritualità e di pratiche liturgiche che differiscono significativamente da quelle della tradizione copta egiziana. 
Inoltre, la Chiesa ortodossa Tewahedo eritrea è diventata indipendente dalla Chiesa ortodossa d'Etiopia Tewahedo nel 1994. Nel 1998, la Chiesa ortodossa Tewahedo eritrea ha ottenuto la propria autocefalia dalla Chiesa copta ortodossa, grazie all’intronizzazione del primo Patriarca da papa Shenouda III di Alessandria.

Il miafisismo distingue da:
monofisismo, per cui in Gesù Cristo la natura divina assorbe totalmente quella umana (professato da Eutiche, 378-454);
arianesimo, che professa la creaturalità del Verbo, negando perciò la consustanzialità del Figlio con il Padre (Ario, 256-336);
nestorianesimo, che afferma che Gesù Cristo è sia uomo che Dio (sussistono perciò non solo due nature, ma due persone distinte), ma non ammette la contemporaneità di tali nature (come fu professato da Nestorio, 381 - ca. 451).
cristianesimo "calcedonese" (professato tuttora da cattolici, ortodossi e protestanti), secondo cui in Gesù Cristo vi sono "due nature in una persona", coesistenti «senza confusione, immutabili, indivise, inseparabili» (Concilio di Calcedonia, 451).




Situazione dei copti nella società egiziana

La libertà religiosa in Egitto è ostacolata in varia misura dalle politiche governative discriminatorie e restrittive a cui sono, in periodi e modi diversi soggetti i cristiani copti, la più grande minoranza religiosa in Egitto. I Copti hanno affrontato una crescente marginalizzazione dopo il colpo di stato del 1952 guidato da Jamal Abdel Nasser.
La comunità copta è oggetto di odio e aggressioni fisiche. Si ricorda l’attacco nel 2006 a tre chiese di Alessandria, che provocò un morto e diversi feriti. La vita dei copti in Egitto contemporaneo è difficile. Come esempio citiamo una serie di riviste internazionali: maggio 2010, il Wall Street Journal ha riferito "ondate di assalti mafia" dai musulmani contro i copti, costringendo molti cristiani a fuggire dalle loro case. Nonostante le richieste frenetiche di aiuto, la polizia di solito è arrivata dopo che la violenza era finita. La polizia ha anche costretto i copti ad accettare una "riconciliazione" con i loro aggressori per evitare di perseguirli penalmente. La rivista Time ha riferito sulle paure della popolazione copta dopo la rivoluzione egiziana del 2011. Il New York Times ha riferito un aumento della violenza settaria contro i copti dopo la caduta di Mubarak.

La presenza copta in Italia

Le comunità copte in diaspora costituiscono una minoranza nella minoranza. Perché, come si è detto, i Copti sono una minoranza in terre musulmane. Essi migrano per motivi religiosi e economici. La condizione di "migrante" è sempre difficile, soprattutto quando la confessione di fede è perseguitato in patria, la terra di cui si considera legittimi successori dell'antica civiltà faraonica, i legittimi "padroni di casa". Attraverso la pratica della musica liturgica, copti conservano e trasmettono la loro fede, la loro lingua, le gerarchie sociali, i diversi ruoli legati al genere, la loro cultura.
Per questi motivi, molti sono la comunità copta in diaspora in tutto il mondo. Un esempio importante è quello della comunità copta di Roma, perché Roma è il centro del cattolicesimo.
La presenza copta in Italia è significativa sia numericamente che istituzionalmente. I copti sono in Italia dal 1980. Sono organizzati in due diocesi, Milano e Torino. La diocesi di Milano è guidata dal vescovo Amba Kyrillos. Il suo territorio si estende dalla Lombardia al Triveneto, quindi compresa Venezia, e ha una comunità di 14.000 fedeli. La diocesi di Torino ha la sede vescovile a Roma. E guidata dal vescovo Barnaba el Soryani, e comprende i territori del resto d'Italia, con circa 6.000 fedeli solo a Roma. La comunità copta di Roma è la più grande dopo la comunità di Milano. La Chiesa copta ha un ottimo rapporto con la chiesa cattolica. Nel mese di maggio del 2013, per esempio, il Patriarca di Alessandria Papa Tawadros II ha incontrato Papa Francesco I.
A Roma, ci sono quattro chiese: San Giorgio Megalomartire, San Mina Megalomartire, la chiesa dell'apostolo Marco, e la chiesa della Vergine Maria. Quest'ultimo, è la sede del vescovado. La più grande chiesa è quella di San Giorgio che vede la partecipazione di circa 300 giovani e 450 famiglie. Per questo motivo, questa comunità in particolare è stata scelta per questa ricerca. Le chiese di Roma sono situate in punti strategici della città per soddisfare le esigenze della popolazione copta.
Ogni chiesa celebra la liturgia una o più volte a settimana. Ci sono anche attività liturgiche e para-liturgico in cui le chiese sono legati le une alle altre.
In questo contesto, la struttura delle lezioni degli inni liturgici è molto importante. Ogni chiesa fornisce un servizio specifico a tutte le altre chiese, secondo un calendario annuale: per esempio, la chiesa di San Giorgio offre lezioni ai bambini, la chiesa di San Mina ai diaconi.
Questa realtà è fortemente radicata in Italia. La comunità copta, in diaspora come in Egitto, rispetta una forte separazione tra i generi (femminile e maschile) nello spazio sacro (immagini 4 e 5). Questa componente è cristiano orientale, infatti, è presente anche nel mondo bizantino. La ripartizione di genere non è il risultato dell’influenza islamica.

Analisi e commento delle fonti

Le immagini mostrano alcuni momenti dei riti liturgici presso la Chiesa ortodossa copta di San Giorgio a Roma. A partire dall’immagine 1 si può vedere la presenza della lingua arabe e italiana sulla targa d’ingresso della chiesa, questo è un chiaro segno della presenza copta nella diaspora. Si può notare la grande presenza di bambini nelle foto 2, 3, e 7, in particolare, la foto mostra 3 il nartece della chiesa copta ortodossa di San Giorgio a Roma pieno di passeggini durante la liturgia della Domenica delle Palme 2014. Questa presenza ha un origine storica: dal 1908 in Egitto si diffonde il "movimento della scuola Domenica" per preservare i bambini ortodossi dall'influenza dei missionari cattolici e per trasmettere la cultura copta attraverso il catechismo, lo studio di canti liturgici e lingua copta. La religione diventa un veicolo per la trasmissione di identità culturale alle nuove generazioni, una tradizione che si tramanda di oggi.
In Italia, come si è visto dalla fonte numero 2, le lingue utilizzate durante le celebrazioni sono arabo, copto, greco e italiano. L'arabo è la lingua d'uso quotidiano e anche di preghiera, la lingua copta è solo liturgica; nel contesto diaspora si usano anche le lingue dei paesi ospitanti per soddisfare le esigenze della seconda generazione.


Lo spazio sacro: la chiesa

Il rito alessandrina, come il rito bizantino, prevede la separazione di uomini e donne nello spazio sacro della chiesa. Si è spesso pensato che la divisione tra uomini e donne nella Chiesa copta è dovuto all'influenza dell'Islam, in realtà si tratta di una più antica tradizione cristiana che è stata mantenuta nei riti orientali.

La caratteristica delle chiese cristiane orientali è l'iconostasi. Questo elemento architettonico non è presente nelle chiese occidentali. Lo schermo conosciuta come l'iconostasi che separa il santuario dal corpo principale della chiesa è una delle caratteristiche principali di ogni chiesa copta. L'iconostasi copta presenta meno icone rispetto quella bizantina. Una caratteristica dell’iconostasi copta è la lavorazione lignea: molto spesso appare come uno schermo traforato, di solito di ebano e talvolta intarsiato d'avorio come quello di Saint Mary Church (Harat Zewila). L’iconostasi può presentare questi motivi geometrici simili agli schermi che caratterizzano le case tradizionali egiziani.
Come esempio di una particolare iconostasi si osservi l'immagine di copertina: porta centrale dell’iconostasi (chiamata Porta Santa o Porta Regale) della Chiesa copta ortodossa di San Giorgio a Roma. Le caratteristiche principali sono: l'icona ricamata di San Giorgio che uccide il drago, la decorazione in legno egiziana e un versetto del Salmo 83 in arabo e in italiano. Questo è un segno di natura diasporica della chiesa.

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