da Dino Campana. Viaggio a Montevideo. Commento di Marco Onofrio/ Una percezione filtrata e trasformata attraverso la memoria: «la percezione, sollecitata dalla memoria spaziale, opera scarti visionari con messe a fuoco espressioniste tese a restituire l’immagine latente delle cose viste e ricordate». Così scrive Ida Li Vigni a proposito di “Viaggio a Montevideo”, nel suo Orfismo e poesia in Dino Campana, Genova, il melangolo, 1983. Campana, cioè, scrive ricordando il suo viaggio in Sud America (e ne testimoniano i verbi al passato). Ma perché la percezione è “sollecitata” e non piuttosto incarnata dalla “memoria spaziale”? Quasi che egli stia documentando in presa diretta le impressioni del viaggio e che queste vengano straniate da precedenti dati memoriali (come d’altronde è prassi abituale nei Canti Orfici).[...] Anche qui, come ne “La Notte”, “visione” equivale integralmente a “ricordo” (e viceversa). Campana costruisce una “dissolvenza visiva” sincronizzando la p