O almeno il più rappresentativo I grandi della letteratura Montale intorno al minuto 7 e poi dal minuto 36 alla fine Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Montale ha 20 anni quando scrive questa poesia, è il 1916, nove anni prima di Ossi di Seppia. L'incertezza umana e lo stato di "abbandono" dell'uomo e del paesaggio La muraglia nell'ultima strofa descrive l'isolamento dell'uomo . Il muro è inval